Sì al Corridoio Tirrenico: il d-day maremmano per chiedere sicurezza e sviluppo

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EDITORIALE di Barbara Fondelli - Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne CCIAA Maremma e Tirreno

o scorso 12 ottobre è stata una data molto particolare per la Maremma.

Tra la perplessità di molti è avvenuto qualcosa che non si era mai visto nella storia locale e che raramente è accaduto a livello nazionale: tutte le forze rappresentative del mondo economico, congiuntamente a quelle rappresentative dei lavoratori, sono scese – letteralmente – in strada per rivendicare un diritto, quello alla sicurezza.

Al grido che la sicurezza significa vita, futuro e lavoro infatti i maremmani e non solo hanno chiesto alle istituzioni di intervenire per sanare un’ingiustizia storica: un collegamento vitale (quello Civitavecchia-Rosignano) ancora oggi cristallizzato in una strada insicura, colma di incroci a raso, punti pericolosissimi, e dove, tra il silenzio e l’apparente indifferenza generale, ogni anno tante persone perdono la vita facendo quello che è diritto di ognuno di noi fare: lavorare, spostarsi per esigenze personali, viaggiare.

“La realizzazione della nuova strada Livorno - Civitavecchia l’ha annunciata la Nazione il 7 novembre 1964 – ha ricordato il presidente della Camera di Commercio Riccardo Breda – da allora ben poco è cambiato. 55 anni di isolamento e di rischi che oggi minacciano lo sviluppo economico, anzi, l’esistenza stessa del nostro sviluppo”.

Un incredibile corteo di mezzi pesanti, trattori, centinaia di auto ha bloccato procedendo a bassa velocità la quattro corsie tra Rispescia e Grosseto, per poi attraversare la città e convergere verso l’area del Maremà per la manifestazione finale.

E qui si ritorna al tema dell’unicità di quanto avvenuto sabato. In piazza sono scesi gli artigiani insieme agli agricoltori e ai costruttori, i commercianti e le cooperative, gli industriali insieme ai sindacati. Nell’improvvisa unione di esperienze diverse, si sono affiancanti coloro che hanno anni di lotte e rivendicazioni alle spalle con chi per la prima volta si è trovato a sventolare un bandiera di protesta. Sono stati ignorati simboli e appartenenze politiche, l’intero territorio si è semplicemente raccolto intorno ad un’unica richiesta.

Tutto questo è stato reso possibile dall’intermediazione di un Ente al centro delle relazioni economiche e lavorative da sempre ma che mai si era proposto in questa veste: la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno. Questo episodio, oltre all’autorevolezza riconosciuta da tutti al suo presidente Riccardo Breda, testimonia probabilmente un profondo cambiamento del ruolo dell’Ente, sempre più riferimento per imprese e istituzioni, struttura intermedia tra mercato e stato, tra imprese e istituzioni e politica, unica nel suo genere.

All’appello del mondo economico le adesioni sono arrivate da tutti i settori. In larga maggioranza presenti i Sindaci del territorio, al fianco del presidente della Provincia di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, del Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, ma anche Legambiente, Il Parco della Maremma, e l’Associazione Vittime della Strada, che è stata presente con la sua rappresentante della regione Toscana Angela Adiletta, il cui intervento ha rappresentato uno dei momenti più intensi della manifestazione, ricordando a tutti quanto i momenti di vita degli essere umani siano intimamente intrecciati e quanto agire per il bene di un territorio possa comportare per la vita e il destino del singolo.

La manifestazione è stata il culmine di un lungo percorso. Sono trascorsi 5 mesi dal 17 aprile, il primo momento nel quale le associazioni economiche e sindacali maremmane avevano affermato con forza la propria rabbia e preoccupazione riguardo al futuro del territorio.  Si era trattato anche in quel caso di un evento storico: per la prima volta tutte le associazioni rappresentative del mondo dell’economia erano unite, al fianco dei sindacati, senza divisioni di alcun tipo, per rivendicare un intervento forte a sostegno della provincia di Grosseto.

In quel periodo il “Tavolo per lo sviluppo” promotore di “Sì, Grosseto va avanti”, che riunisce 16 organizzazioni tra associazioni di categoria e sindacati, insieme alla Camera di Commercio, non si è mai fermato: ha proseguito un costante lavoro di sensibilizzazione delle istituzioni attraverso incontri con i Sindaci, ha partecipato ai Consigli comunali, ha stretto importanti collaborazioni con la Regione Toscana e la Provincia di Grosseto, ha presentato le proprie richieste al Ministero ed al Governo in varie forme, tempi e modi.

La situazione ad oggi, malgrado siano immediatamente arrivate le rassicurazioni da parte del Ministro delle Infrastrutture che ha garantito la propria disponibilità a riaprire il dialogo, non è mutata. Il destino dell’Aurelia è a tutt’oggi incerto. Svanita l’ipotesi irrealizzabile dell’autostrada, il progetto richiesto oggi da tutto il territorio in modo compatto prevede semplicemente di mettere in sicurezza la strada trasformandola in un’infrastruttura moderna e sicura, rafforzando la rete di complanari collegate. Non si tratta di un intervento faraonico o di impatto economico ed ambientale enorme, ma sarebbe in grado, oltre a tutelare chi viaggia, di dare impulso allo sviluppo economico delle imprese maremmane e non solo sanando un’evidente incomprensibile carenza. Per poter passare ai fatti però devono essere individuate le coperture economiche e le modalità operative ed è questo il prossimo obiettivo per i promotori. D’altra parte, come sottolineato dal Governatore Rossi, il completamento del “corridoio tirrenico” è una questione nazionale, e non locale, e come tale richiede priorità di intervento come esigenza di tutto il Paese. Sempre Rossi ha lanciato l’ipotesi di un accordo di programma su questo argomento, che impegni tutte le parti coinvolte a procedere.

“Ci aspettiamo che il tema sia presto valutato dal Ministero, per non dover più attendere o essere presi in giro – prosegue il presidente Breda – ora si apre una nuova fase, abbiamo conquistato l’attenzione nazionale, ma dobbiamo proseguire su questa strada. Credo che 55 anni di attesa siano sufficienti”.